Candidato a Rettore dell’univesità di Bari 2019-2025
Sei proposte per i prossimi sei anni
L’Università è il contenitore più grande di argomenti inesplorati per le nostre giovani matricole, per i nostri studenti e per i nostri ricercatori; l’Università deve essere la fonte alla quale attingere per soddisfare la propria sete di sapere. È fondamentale alleggerire, in senso calviniano, l’immagine che l’istituzione Università offre di sé: renderla sempre piena di stimoli nuovi per chi la guarda con desiderio, per chi ambisce a frequentarla; renderla accessibile anche a chi è insicuro e si sente inadeguato. Compito di chi la guida è allora quello di offrire agli studenti un modello di istruzione “leggero”, che li conduca al sapere, ma che, soprattutto, glielo faccia percepire come “raggiungibile”. Dobbiamo fare in modo che tutti i ragazzi in età scolare possano avere occasione di vedere cosa accade all’interno di queste mura che hanno il peso della tradizione, ma che dobbiamo rendere trasparenti, in modo che il luogo fisico possa essere percepito più accogliente ed individuato come uno spazio comune e familiare, a disposizione di tutti.
Rapidità significa saper individuare il ritmo giusto in ogni situazione. Significa rispettare e governare bene i tempi di ogni cosa, significa, soprattutto, de-burocratizzare. L’apparato istituzionale dovrà essere monitorato e costantemente sottoposto a processi migliorativi. Dobbiamo impegnarci tutti per il benessere organizzativo con lo sviluppo della “cultura della salute” all’interno nella nostra Università affinché il lavoro di ogni singolo Dipartimento possa svolgersi agilmente, in perfetta sintonia con gli altri, avendo ben focalizzato il contesto generale in cui si lavora, minimizzando gli sprechi e i rallentamenti, anche di tempo, grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie digitali. Questo processo rende compatibili i tempi di lavoro e di studio con i tempi della famiglia e delle relazioni sociali. Molta importanza deve essere data al rapporto uomo-ambiente di lavoro puntando sulla riduzione dei fattori causanti lo stress, gestione dello stress e assistenza e supporto al lavoratore. È necessario anche fare scouting di talenti, ossia attrarre nel sistema universitario persone in grado di apportare valore aggiunto, dotate di capacità di leadership, motivazione, senso di squadra, prontezza nel recepire nuove idee, fermezza e tenacia, mentalità innovativa e “global”, capacità di accettare e valorizzare la diversità.
In riferimento alla rapidità, l’indagine Alma Laurea del 2018 evidenzia che laurearsi conviene. All’aumentare del livello del titolo di studio posseduto, diminuisce il rischio di permanere nell’area della disoccupazione. I laureati reagiscono meglio alle variazioni del mercato del lavoro, disponendo di strumenti culturali e professionali più consoni. Godono di vantaggi occupazionali significativi, inoltre, durante tutto l’arco della vita lavorativa, rispetto ai diplomati: è compito dell’Università, e in primis di chi la governa, impegnarsi affinché gli studenti portino a compimento i loro studi nei tempi previsti, per entrare nel mondo del lavoro rapidamente e con le giuste competenze. È il nostro Paese che ha bisogno di questo! Il numero limitato di laureati impatta fortemente sulla preparazione della forza lavoro, e, di conseguenza, sulla produttività delle imprese, rappresentando anche un notevole freno ai processi di mobilità sociale. La didattica autoreferenziale con una visione esclusivamente teorica del sapere deve lasciare il posto ad una offerta formativa pragmatica che aiuti gli studenti ad inserirsi nelle attività lavorative. Il rapporto della Banca d’Italia 2013 segnala che in Italia vi è una modesta quota di laureati anche fra imprenditori e manager, oltre che nel totale della forza lavoro. Non deve essere trascurata, quindi, la potenzialità della didattica on line, la sua estrema fruibilità per chi ha difficoltà logistiche, per studenti-lavoratori. L’efficacia e la validità di un sistema universitario si devono misurare con il successo dei propri laureati, con il loro inserimento nel mondo del lavoro. Questo deve spronare docenti e studenti alla massima collaborazione per il raggiungimento degli obiettivi.
Esattezza vuol dire evitare l’approssimazione. Gli obiettivi della nostra Università devono essere definiti, incisivi e adeguati al tempo e allo spazio in cui sono contestualizzati. Superfluo dire che esattezza, precisione, programmazione e trasparenza devono essere alla base di tutte le attività gestionali, migliorando ulteriormente efficacia ed efficienza dei processi, per esempio con analisi SWOT e valutazioni dello stato di salute del bilancio finanziario. Appare opportuno estendere i confini della valutazione e non limitarla alla sola dimensione della ricerca. Se è pur vero che la ricerca è la principale leva competitiva degli atenei su scala internazionale, è altrettanto vero che le altre due missioni (didattica e servizio al territorio) sono attività importanti per lo sviluppo del capitale umano del Paese e non dobbiamo dimenticare che la didattica è la missione in primis, in quanto non esiste Università senza didattica. Un sistema di valutazione compiuto deve porsi l’obiettivo di individuare pratiche di analisi e indicatori di sintesi capaci di restituire un’immagine più completa del complesso insieme di attività svolte da una Università. È mia intenzione, con il supporto degli staff della Direzione Generale ed Amministrativa e dei vari Centri di Servizio, applicare un sistema di indicatori, oltre alla VQR, InCites e CRUI-Bas, per monitorare l’andamento delle performance nelle aree strategiche, suggerite dal FORMEZ: Supporto all’orientamento in ingresso e in uscita · Supporto alla Didattica · Supporto alla Ricerca e al Knowledge Exchange · Governance, pianificazione e controllo · Gestione e Sviluppo Risorse · Gestione e Innovazione Sistemi Informativi. L’uso di indicatori non prescinde, comunque, dall’applicazione di un pensiero critico, che tenga conto delle opinioni di colleghi, studenti e personale tecnico-amministrativo.
Dobbiamo puntare su una cultura indirizzata al coinvolgimento attivo di tutti per perseguire gli obiettivi per la qualità e per il suo continuo miglioramento nell’ambito delle finalità istituzionali e per l’innovazione dei servizi di supporto offerti agli utenti interni ed esterni. La comunità universitaria (studenti, personale dedicato alla ricerca e alla didattica, personale tecnico-amministrativo, bibliotecario e socio-sanitario) deve sviluppare maggiormente il senso di integrazione e responsabilità. Elementi fondamentali per l’ulteriore sviluppo dell’Ateneo sono la conoscenza che ciascuno deve avere del proprio ruolo e delle proprie responsabilità, il riconoscimento delle competenze e del merito per creare valore, la proiezione di UniBa verso nuove mete competitive nazionali ed internazionali.
Visibilità, ovvero essere in grado di dare alle idee non solo un’anima ma anche manifestazione concreta, una forma percepibile, visibile all’esterno, fruibile per tuttiL’impegno comune deve essere quello di contribuire, ognuno con le proprie competenze e con la propria esperienza, alla creazione di un’immagine dell’Università degli studi di Bari positiva ed emergente. Mi impegnerò, insieme alla Comunità Accademica, a potenziare la reputazione della nostra Università. L’ultima indagine CENSIS, grazie all’impegno del Magnifico Rettore Prof. Uricchio e di noi tutti, vede UniBa al sesto posto tra i mega-Atenei italiani: uno dei miei obiettivi, sarà di fare in modo che il nostro Ateneo, grazie all’apporto collettivo, possa arrivare ad essere tra i primi tre.
Visibilità e buona reputazione devono essere costruite e non subìte, devono avere alla base credibilità e affidabilità, sostegni indispensabili di un apprezzamento valido e costruttivo. Vorrei che tutti, docenti, studenti, personale tecnico-amministrativo, si riconoscano orgogliosamente nel logo della nostra istituzione, fieri di appartenervi. Eventi culturali devono essere organizzati tra tutti i Dipartimenti e si dovrà stimolare ulteriormente la cittadinanza a partecipare, affinché la cultura possa invadere ogni luogo e coinvolgere ogni cittadino trasformando l’Università in una “palestra del libero pensiero”.
La consistency (coerenza, consistenza, concretezza) rappresenta il raggiungimento e soprattutto il mantenimento di un livello di performance che non subisce sostanziali variazioni qualitative nel corso del tempo.
Il modello di istruzione veicolato dall’Università deve essere “social e sociale”, ossia diffuso attraverso tutti i mezzi di comunicazione più attuali, affinché le sedi periferiche siano distaccate solo logisticamente, ma non culturalmente dalla sede principale; sociale perché propagato a tutta la popolazione. L’Università deve essere percepita come parte integrante del territorio, partecipata ed alimentata da un continuo inter-scambio.
Lo scarso ricorso a modalità di formazione permanente ed a iniziative di carattere culturale e sociale (Public engagement), indicano un insufficiente utilizzo delle potenzialità delle Università pubbliche: l’impegno della nostra Accademia deve andare nella direzione di “aprire le porte” alla società e alla cultura potenziando momenti ed occasioni – per esempio le ore serali o i periodi festivi – in cui gli Atenei sono chiusi, per offrire una migliore possibilità di fruizione agli utenti, studenti e non (penso ad esempio al sistema bibliotecario, il cui patrimonio cartaceo ed elettronico va implementato).
L’innovazione necessita del potenziamento del raccordo tra Scuola e Università, sia per orientare le scelte, sia per rimuovere le difficoltà che gli studenti incontrano nella transizione dagli studi secondari a quelli universitari. Le attività di orientamento devono essere rafforzate con attività di open day e momenti di integrazione scuola-università. Sono fermamente convinto che solo la cultura possa in qualche modo ambire a migliorare il mondo; solo persone che custodiscono dentro di sé un sapere, un desiderio, una professionalità, un’ambizione, si possono impegnare non solo a realizzare sogni e obiettivi ma, soprattutto, a sviluppare il concetto di “aver cura” del bene comune.
A tal proposito, in linea con gli obiettivi dell’O.N.U. e delle buone pratiche per il rispetto dell’ambiente, con la collaborazione di tutti, dobbiamo impegnarci per interventi di edilizia sostenibile finalizzata al recupero di spazi per la didattica e per la ricerca per evitare il sovraffollamento delle aule e dei laboratori, per favorire l’eliminazione della plastica monouso in adesione al Protocollo già sottoscritto tra CRUI, Associazione Marevivo e CoNISMa, per promuovere una politica di acquisti eco-compatibili, per incentivare la mobilità collettiva, tutto in linea con gli obiettivi dello Sviluppo Sostenibile 2030.
Non si può parlare di coerenza e concretezza e non pensare all’attuale crisi economica. Le scelte fatte negli anni ’60 di puntare ad uno sviluppo basato sul lavoro a basso costo e sulla produttività a media e bassa tecnologia portò nell’immediato al boom economico. Il mancato investimento nella ricerca già dagli anni ’80 ha iniziato a far sentire i suoi effetti, con l’ingresso nel mercato globale di paesi di nuova industrializzazione con costo del lavoro decisamente più basso rispetto a quello italiano. Ritengo che l’Italia per attuare un modello di sviluppo nuovo e sostenibile, debba puntare su beni sempre più intangibili ovvero su un modello di sviluppo fondato sulla conoscenza, sulla cultura e sulla scienza, una transizione obbligata e dovuta, in quanto le economie che puntano sulle conoscenze crescono molto più velocemente delle altre.
Una delle funzioni fondamentali dell’Università è quella di essere pietra miliare per la ricerca, l’innovazione, lo sviluppo e la diffusione della conoscenza per il proprio territorio: un ripensamento del ruolo sociale dell’Università appare dunque una priorità per favorire la rinascita del suo ruolo propulsivo per il territorio. Uno degli obiettivi da perseguire con determinazione consiste nel potenziare la capacità di supportare il mondo industriale, sociale e del welfare, ai fini di un reale miglioramento dei prodotti e dei servizi. La comunità accademica deve essere messa in grado di realizzare le proprie attività di Terza Missione e di costruire collaborazioni finalizzate a queste attività. Tali possibilità dipendono, in particolare, dal tipo di legislazione, dagli incentivi e dalla fiscalità. Molte Università europee ed internazionali, infatti, ricevono ampi finanziamenti detassati, e questo favorisce un interscambio e una collaborazione con specifico riferimento alle attività di Terza Missione di valorizzazione economica della conoscenza (gestione della proprietà intellettuale, creazione di imprese, ricerca conto terzi, in particolare derivante da rapporti ricerca-industria). In questo quadro, è necessario potenziare le partnership con le PMI, gli enti locali, gli assessorati e la Regione.
Puntando sulla trasparenza, il senso di appartenenza, la politica del fare, la creazione di servizi per il territorio, mi impegnerò, assieme a tutto lo staff e a quanti vorranno collaborare, a implementare attività di Terza missione culturale e sociale, rivolgendomi alla società civile e valorizzando la campagna del 5 x mille, linfa vitale per una ricerca libera ed indipendente.
Didattica e ricerca dovranno essere tutelate e migliorate costantemente, adeguate all’avanzamento tecnologico e all’evoluzione della società.
Nel panorama internazionale vi sono numerosi esempi virtuosi in tal senso, non solo di grandi nazioni, quali USA e Cina, ma anche di piccoli paesi quali Svezia, Olanda, Corea del Sud, Singapore. Per questo è giusto intensificare i rapporti internazionali attraverso la stipula di convenzioni con università prestigiose e centri di ricerca, prevedendo collaborazioni e relazioni negli ambiti della didattica, della ricerca e della mobilità di studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo andando oltre i confini adriatici ed europei, guardando non solo agli Stati Uniti, ma anche ad Atenei asiatici emergenti, che hanno a disposizione grandi risorse tecnologiche ed economiche.
In sintesi, per superare la crisi bisogna mettere in atto un’inversione di marcia e cambiare radicalmente rotta. È necessario investire in quattro componenti fondamentali: Scuola, Università, Ricerca Scientifica e Industria Creativa. Il cambiamento è possibile in quanto la comunità scientifica italiana ha un’attitudine strutturale improntata all’innovazione, i suoi ricercatori sono tra i migliori al mondo e possono indicare una nuova via da seguire.
Compito della direzione strategica dell’Università sarà quello di attrarre risorse, sfruttando tutte le possibilità di ulteriori finanziamenti attraverso la Regione e i Ministeri, per il reclutamento del capitale umano e per gli avanzamenti di carriera, per favorire la ricerca indipendente, per valorizzare le professionalità e migliorare, quindi, la produzione scientifica. Ulteriori partnership con il mondo del lavoro (progetti di trasferimento tecnologico e ingegnerizzazione) sosterranno la valorizzazione del capitale umano formato da UniBa.
La ricerca è alla base di una didattica di qualità, per la quale vanno concepiti, studiati ed organizzati nuovi percorsi didattici che tengano conto dei mutamenti degli orizzonti scientifici e della necessità di didattica trasversale, tra vari Dipartimenti o Istituzioni (penso al Politecnico di Bari e alle altre Università Pugliesi, ad esempio).
Le parole-chiave delle Lezioni americane sono terminate. Mi preme aggiungere che l’Università degli Studi di Bari dovrà tener conto come prima e più di prima degli aspetti geografici che riguardano la nostra terra. Approdo o partenza che sia, dovrà continuare ad accogliere e preparare a partire, stimolando in ogni “passante” il desiderio di ritornare. Ritornare a casa per gli autoctoni, ricchi di una nuova esperienza, ritornare in patria per gli stranieri, altrettanto ricchi di esperienza culturale e di vita. La diversità deve essere fonte di arricchimento e non deve indurre a separazione.
Se dovessi essere eletto Rettore avrò l’obbligo di assicurare ad ogni Dipartimento/Scuola tutta l’attenzione possibile. Metterò a disposizione della Comunità Accademica la mia passione, la mia determinazione, il mio senso del dovere e di appartenenza all’istituzione, le mie doti manageriali, la mia esperienza.
Ringrazio il Magnifico Rettore Uricchio per aver traghettato l’Università di Bari nell’era tecnologica, per aver avuto una gestione virtuosa e per la serenità che è riuscito a trasmettere a tutti noi. Lo ringrazio per essere riuscito a mantenere un atteggiamento sempre controllato, nonostante le difficoltà incontrate.
Ringrazio le colleghe e i colleghi, con cui quotidianamente ci impegniamo a rendere viva la nostra Università.
Ringrazio tutto il personale tecnico-amministrativo che ogni giorno lavora perché tutto funzioni sempre meglio.
Ringrazio tutti gli studenti che scelgono il nostro Ateneo, quale trampolino di lancio per la vita lavorativa e per la formazione post-laurea.
Mi impegnerò a far emergere il valore di ciascuno di voi.